UNA VITA CON LA NEVE

UNA VITA CON LA NEVE

Per chi vive in montagna, la caduta della prima neve è il momento che si aspetta con trepidazione, segno di una stagione che si apre con tutte le sue opportunità. Per Daniele Zovi l’arrivo dei primi fiocchi preannuncia che la sua amica neve sta tornando a fargli visita un altro anno. Zovi, classe 1952 originario di Roana (VI) ha passato una vita intera a prendersi cura della natura, dopo gli studi in Scienze Forestali a Padova ed essere entrato nel Corpo Forestale dello Stato, passando da Capo del Distretto di Asiago a Comandante interregionale di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Negli oltre 40 anni di servizio ha stretto con l’ambiente un rapporto intimo, fatto di passione o meglio, di vero e proprio amore per la natura. E’ stato divulgatore e scrittore e nel mese di ottobre ha pubblicato la sua ultima “fatica”, Autobiografia della Neve edito da UTET in cui alternando scienza e racconti personali, uniti agli scatti del fotografo asiaghese Sergio Dalle Ave Kelly, descrive l’importanza di quella che per lui è “la mia amica neve”. Solo parlando con Zovi si capisce che il suo rapporto con i fiocchi bianchi è qualcosa di speciale e che tutto ciò che ha fatto nella sua carriera è intriso di neve. “Sono nato un 24 febbraio che dalle mie parti ha visto la piazza del paese ricoperta da un metro e mezzo di neve. In un certo senso sono stato marchiato da questo elemento. Poi, fin da piccolo era una continua attesa per l’arrivo dei primi fiocchi che per noi bambini davano forma al parco giochi più bello che ci potesse essere. La neve per la gente di montagna, per me, non è mai stato un ostacolo e trasmette poesia. Cambia il mondo e cancella il superfluo e lascia solo l’essenziale”. E’ a questo essenziale che Zovi dedica una parte della sua attività lavorativa quando entra a far parte del Gruppo neve e valanghe della Regione Veneto. “Il nostro compito era studiare ed effettuare misurazioni, indagini sulla la stratificazione della neve, la temperatura e la resistenza dei diversi accumuli alla penetrazione e contribuire così all’emissione dei bollettini che hanno permesso di mettere in sicurezza gli spostamenti in montagna”. Dal Veneto con il ghiacciaio della Marmolada e poi oltre il Veneto, al Nepal e al Sudamerica, Zovi ha raccolto la voce dei preziosi fiocchi bianchi: “Nel libro racconto le mie nevi, c’è molto Altopiano ma anche uno sguardo più ampio. Ho cercato di dare voce alla neve, che voce non ne ha e che ha molte cose da raccontarci, su chi siamo stati. I ghiacciai racchiudono la memoria storica del pianeta. Ogni strato, ogni bolla d’aria incastonata tra un cristallo e l’altro ci dà un’idea attendibile di come fosse l’aria centinaia di migliaia di anni fa e ci sono persone che studiano e conservano campioni di ghiaccio per cercare delle risposte anche ai problemi di oggi”. Il problema a cui fa riferimento è quello sotto gli occhi di tutti: lo scioglimento, o meglio, la ritirata dei ghiacciai. “Non è una novità assoluta ma lo è la velocità con cui sta avvenendo. Il tenore di anidride carbonica presente in campioni di aria imprigionati nella roccia esaminati da alcuni ricercatori italiani è aumentato notevolmente negli ultimi 50-60 anni e questo è allarmante”. Ma nel libro c’è spazio anche per raccontare come gli animali superano o riescono a combattere il freddo, considerazioni sui colori e la forma della neve che non è tutta uguale. “E’ uno sguardo complesso, che alterna considerazioni molto serie ad aspetti più poetici e affascinanti della neve, un elemento verso il quale non è sbagliato dire che la gente di montagna ha un rapporto degno di essere definito “amore”. Si sentirà sempre un montanaro parlare della neve e la stessa lingua cimbra regala termini ed espressioni diverse per chiamare la neve, che nell’italiano non ci sono”. Di fronte a tante parole non viene difficile capire perché Daniele Zovi abbia scelto di imprimere su carta esperienze di vita vissuta con la neve ma lo sottolinea: “Nessuno si era interessato dell’argomento in modo poetico. La neve non è quel manto bianco inerte che molti pensano che sia, ma un materiale in continua evoluzione. Costituisce tutti noi gente di montagna; è elemento imprescindibile per la nostra vita e lo continua a fare e lo fa anche nella sua assenza. Quando arriva siamo molto felici; tutti si fermano a guardare; scatta una forma di magia, di incanto che rapisce”. Ph: Sergio Dalle Ave Kelly
0 0 1221 31 dicembre, 2020 PERSONAGGI dicembre 31, 2020

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