LA DONAZIONE ALLA CITTÀ DI ASIAGO DELL’ARCHIVIO DELLO SCRITTORE MARIO RIGONI STERN

LA DONAZIONE ALLA CITTÀ DI ASIAGO DELL’ARCHIVIO DELLO SCRITTORE MARIO RIGONI STERN

Ben 36 metri lineari di faldoni contenenti l’archivio privato di Mario Rigoni Stern sono ospitati da qualche settimana nella sede della Biblioteca di Asiago, al Millepini, in locali climatizzati e video-sorvegliati di fianco all’Archivio della Reggenza dei Sette Comuni. La corrispondenza dello scrittore, i suoi quaderni e taccuini di età giovanile, fitti di appunti e con alcuni racconti inediti, e molto altro sono stati donati infatti dalla famiglia al Comune, con l’intento di renderli al più presto disponibili alla consultazione on line da parte di studiosi e appassionati dell’opera del maestro altopianese. La donazione e i programmi per la sua valorizzazione sono stati illustrati il 16 novembre in una conferenza stampa on line sul canale You Tube del Comune (ecco il link: https://www.youtube.com/watch?v=PlasHgiATtw) a cui sono intervenuti il figlio dello scrittore Alberico, il sindaco di Asiago Roberto Rigoni Stern e Michela Rodeghiero, consigliere alla cultura, Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio Regionale, che sta supportando concretamente l’iniziativa, Eurosia Zuccolo, direttore della Soprintendenza archivistica, che ha il compito della tutela, della classificazione e della valorizzazione dei documenti, e Ilaria Zacchilli, l’archivista che ha eseguito il censimento analitico sul materiale, prima del trasferimento dall’abitazione di Rigoni Stern alla Biblioteca. Era stato proprio lo scrittore, come ha ricordato Alberico Rigoni Stern, ad avviare nei suoi ultimi anni di vita una sommaria organizzazione delle sue carte, selezionando quelle che a suo avviso si dovevano conservare e decidendo di avviarne una parte al Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei di Pavia e un’altra parte (sui fatti di Leopoli) all’Istituto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea di Verona. “In realtà però – spiega Ilaria Zacchilli – l’unico vero archivio è quello presente ad Asiago, perché solo in quest’ultimo i legami tra le carte sono riconoscibili e ricostruibili”. La prima perlustrazione fra i documenti conservati ora al Millepini ha portato alla luce – a parte i cimeli e i ricordi familiari, rimasti nella sua casa in Val Giardini – manoscritti con le varie stesure dei suoi libri, un romanzo incompiuto, centinaia di tesi sulla sua opera e la sua vita, 1133 articoli per i giornali (soprattutto la Stampa), la corrispondenza (35 scatoloni!) con gli editori, i traduttori e alcuni colleghi, che permetterà di ricostruire alcuni aspetti della vita culturale italiana del secondo ’900. Nella corrispondenza è riemersa in particolare la lettera con cui Primo Levi si presentò a Rigoni Stern, dopo la pubblicazione del Bosco degli urogalli, prologo di quella che sarebbe stata una lunga e profonda amicizia. La sua cassetta militare conteneva invece le agendine su cui il giovane alpino annotava ogni giorno gli eventi più significativi della sua guerra, da cui avrebbe tratto il suo primo romanzo, “Il sergente nella neve”, e va via tutti gli altri scritti. Ben 14 scatoloni contengono materiali relativi a premi conquistati e registrazioni di interviste radiofoniche e televisive. Ma l’attenzione degli studiosi si concentrerà sicuramente sui manoscritti ritrovati in una scatola di latta rinvenuta in soffitta: nei 19 quaderni in essa contenuti (in totale 36 testi, compresi tra il 1942 e il 1980) spicca in particolare quello datato 1950, dal titolo: “Ghe riverem a baita? Il caposaldo” con un biglietto autografo in cui il Sergente ha annotato: “Questo è un tentativo di riscrittura del Sergente partendo prima del Caposaldo, ma interrotta alla 13sima pagina”; fra queste carte sono emersi anche alcuni racconti giovanili, che testimoniano come Rigoni Stern fosse in realtà uno scrittore di vocazione e non di occasione, come pretendeva il suo primo curatore, Elio Vittorini. Quanto ai passi successivi la Soprintendenza ritiene verosimile che in un paio d’anni si arriverà a un progetto di digitalizzazione dei documenti per renderne possibile la consultazione on line non solo per gli studiosi, ma anche alle scuole e agli appassionati. La valorizzazione dell’Archivio tra l’altro è parte integrante delle iniziative per il vicino centenario, di cui il Comune sta attendendo il via da parte del Ministero della Cultura. Un ringraziamento a Sergio Frigo, autore dell’articolo
0 0 1041 31 dicembre, 2020 ZOOM dicembre 31, 2020

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