- CHE COSA, DAL TUO PUNTO DI VISTA, FA DI RIGONI STERN UNA DELLE VOCI PIÙ SINCERE ED AUTOREVOLI DEL NOVECENTO? Mario Rigoni Stern aveva una grande e particolare capacità di raccontare storie, di far capire cosa è giusto e cosa non lo è, senza far prediche ma facendo parlare i fatti. Leggere e rileggere le sue pagine serve anche a ricordare e capire la storia del nostro Paese, per evitare che gli errori e le tragedie del passato si possano ripetere. La sua scrittura è chiara e comprensibile, pur nella ricchezza del suo vocabolario.
- RICOLLEGANDOCI AL PROGETTO RURAL EMOTION E AGLI ITINERARI NEI LUOGHI DELL'ISPIRAZIONE E DEI RACCONTI DI RIGONI STERN, È POSSIBILE INDIVIDUARE, TRA TUTTI, UN LUOGO DELL'AMATO ALTOPIANO CHE RIGONI PREDILIGEVA O CHE VISITAVA CON PIÙ FREQUENZA? Il luogo più amato era Cima Portule, gli dedicò un bellissimo racconto, Il vino della vita (in Amore di confine). Una volta mi confidò: “Dopo la mia morte mi piacerebbe che le mie ceneri fossero disperse su quella cima”.
- E QUALE DEI LUOGHI CHE TI HA FATTO CONOSCERE È IL TUO PREFERITO? Naturalmente Cima Portule, ha una particolare bellezza di vento e di grandi spazi, specie salendo dalla Val Renzola. Ma anche Cima Vezzena e il sottostante bosco Varagno, il paesaggio intorno Monte Fior e Castelgomberto, la piana della Marcesina d’autunno, quando è traversata da pochi, e poi Cima Caldiera…
- HAI AVUTO LA FORTUNA DI CAMMINARE AL SUO FIANCO. QUAL'ERA IL SIGNIFICATO PROFONDO DEL CAMMINARE PER RIGONI? Mi viene in mente una frase di Henry David Thoreau : "Se sei un uomo libero, allora sei pronto a metterti in cammino". Gli piaceva camminare da solo, per riflettere, per ricordare e per sentire il respiro della natura, ma gli piaceva anche andare con pochi amici, parlando insieme in modo serio e pacato. Il suo camminare non era certo quello di chi traversa le montagne in gruppi rumorosi.
- CHE COSA VI ACCOMUNAVA E CHE COSA VI DISTINGUEVA MAGGIORMENTE? Ci accomunava l’amore per la storia e per le montagne, il desiderio di difendere l’ambiente naturale e la capacità di indignarci per le ingiustizie lontane e vicine. Mi piace molto andare per montagne e ho quindi ripercorso i suoi sentieri con una gioia doppia. Ogni volta che tornavo ad Asiago gli portavo le foto che avevo scattato e una volta mi scrisse “Lei è come se viaggiasse per me”. In Val Formazza ho scoperto le basi delle baracche dove aveva trascorso due mesi di addestramento, nell’inverno del ’38; ne aveva parlato in L’ultima partita a carte. Lassù ho affisso una piccola targa su una roccia a ricordo di quei suoi giorni, il CAI poi gli ha dedicato un sentiero che parte proprio da quel punto. Riguardo la caccia invece, pur comprendendo le sue motivazioni, non ho mai pensato di seguire quella sua passione.
- QUALE DEI SUOI LIBRI NON MANCA MAI DAL TUO COMODINO E PERCHÉ? Quando vado per monti mi porto spesso nello zaino L’ultima partita a carte: in questo libro c’è la grande storia ma anche il Mario più emotivo e appassionato.
- COME TI SPIEGHI IL FASCINO CHE ANCORA OGGI I SUOI LIBRI ESERCITANO, NON SOLO TRA CHI AMA E VIVE LA MONTAGNA? Il suo codice etico è riconoscibile e condivisibile a tutte le latitudini. I suoi racconti hanno una grande forza evocativa, Rigoni Stern ha la capacità dei grandi narratori, di far provare al lettore le sue stesse emozioni, facendolo volare con l’immaginazione nel suo tempo e nei suoi luoghi, in altipiano ma anche in Val d’Aosta, in Val Soana ecc., e gli fa venire il desiderio di ripercorrerli. Aggiungo una considerazione poco evidenziata: nelle sue pagine si respira un grande senso di libertà e di anticonformismo. Se vogliamo proprio attribuirgli un messaggio, è quello di cercare sempre di ragionare sui fatti e con la propria testa, evitando di accodarsi al demagogo di turno. La folla non ama i ragionamenti seri e razionali diceva, lasciandosi spesso incantare da slogan semplicistici e fasulli.
- CHE COSA PUOI ANTICIPARCI DELLE BIOGRAFIA DI RIGONI STERN CHE STAI SCRIVENDO DA ALCUNI ANNI? Ne sto parlando in questi giorni con una importante casa editrice, nata proprio qui in Veneto. Nelle mie ricerche sono stato aiutato dalla famiglia di Rigoni e dai suoi amici, ricordo con particolare affetto l’ex presidente dell’Einaudi Cerati e Nelson Cenci, insieme a Rigoni nel caposaldo sul Don. Sono scomparsi entrambi poco tempo fa. Ho incontrato anche altri suoi commilitoni e tutti avevano di Rigoni lo stesso ricordo: un ragazzo di montagna pieno di vitalità, molto forte nelle avversità e sempre pronto ad aiutare i compagni più deboli.
Giuseppe Mendicino è nato ad Arezzo ma risiede ormai da molti anni in Brianza. Nel 2013 ha pubblicato con la casa editrice Einaudi il libro Mario Rigoni Stern. Il coraggio di dire no, dove ha raccolto le più significative interviste dello scrittore. Da alcuni anni sta scrivendo la biografia ufficiale di Mario Rigoni Stern. Ha curato per Meridiani Montagne la raccolta di scritti di Mario Rigoni Stern Dentro la memoria (2007, ed. Domus) e la raccolta di testi di Massimo Mila Montagnes valdôtaines (2008, ed. Domus). E' stato coautore di Il dialogo segreto. Le Dolomiti di Dino Buzzati (edizioni Nuovi sentieri 2012) e di Rolly Marchi. Cuore trentino (edizioni Nuovi sentieri 2013). Negli anni scorsi ha promosso l’intitolazione a Rigoni Stern della biblioteca di Bellusco (2006) e dell’auditorium di Agrate Brianza (2009). Nel 2012 ha organizzato ad Arcore la mostra “Le nevi di Mario Rigoni Stern”, con la partecipazione dei suoi traduttori stranieri e di artisti e fotografi legati in vario modo allo scrittore. Lavora come segretario comunale ad Agrate Brianza e ad Arcore.